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Escursionismo e storie


Paolo Pellegrino
Guida Ambientale Escursionistica / Accompagnatore Naturalistico
per info: lalberovolante@gmail.com oppure sezione contatti



TEMPUS LUDIT

La Valle, qui a Capo di Ponte, sta in silenzio e serba con cura la storia di tutti noi.
Noi che abbiamo camminato in lungo e in largo e abbiamo lasciato tracce del nostro passaggio sulle pietre.
E dalle pietre, quelle alte, quelle che giocano con il sole e i bagliori della luna, fummo attratti e affidammo il nostro spirito.
Da un BeB in zona Naquane, la mattina, il Concarena brillava dei primi raggi di quel palloccione infuocato tenuto ben nascosto, di notte, dal Pizzo Badile.
Tempo ripete instancabile ogni giorno quel prodigio. Da sempre, nel consueto e mai scontato gioco rotante.
Su, a Paspardo, un ostello ristora di cibo sano e liquori di erbe.
E sorprende uno spettacolo lunare per cui non ci sono parole a volerlo spiegare.
Tempo gioca, mentre Uomo si prende un po’ troppo sul serio…

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SORATTE – SANT’ORESTE – SAN SILVESTRO

Il Monte – Il Paesino – L’eremo.
Il Monte è un po’ come la Rocca di Cavour… uno sperone nella pianura. Ma è uno sperone calcareo.
Il Paesino (Sant’Oreste) somiglia più ad un paesino di montagna.
L’eremo alla cima (San Sebastiano) fa l’eremo. Decade con classe. Sta in silenzio. Sta nel silenzio. Fa immaginare storie..
Il Monte Soratte è oggetto di molte rappresentazioni del passato.
Inciso. Dipinto. Venerato.
Tra sentieri attrezzati e pendici scoscese e brulle ogni versante è diverso. Ognuno ha i suoi alberi e i suoi nascondigli, le sue grotte e i suoi belvederi. Panorami dentro la terra e fuori sulle campagne.

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DALLE ALPI AGLI APPENNINI.

Qui i boschi sono impegnati. Sono impegnati a trattenere l’acqua che scivola tra i cristalli di roccia e quella che si dissolve distratta dai raggi di sole. Ma comunque danzano e dipingono.
Sul Grande Prato del Monte Gennaro sei in un western di Cinecittà, che sta poco più sotto, tra il monte e il mare.
A 1271 m ti devi fermare e guardi giù, verso una pianura dove una saga imperiale ha avuto inizio.
Un villaggio che non riesci a immaginare.
Una metropoli che continua a far sognare.

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PIETRA E POLVERE

Tante le anime di questo piccolo angolo della Val Luserna.
Ancora riecheggiano i suoni dei “punciòt” per lavorare i blocchi di famosa pietra e solo s’intuisce l’odore pungente dei caldissimi falò di fascine usati per scaldare le rocce calcaree e farne calce da vendere in pianura.
E i campanacci di un lavoro continuo e arduo, lento e vitale.
Si respira il profumo del tempo.

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I VOLTI DEL SILENZIO

I suoni della valle si spengono.
Non c’è brusio di bocche che raccontano e fiati ritmati di polmoni che salgono. Anche il vento tace.
Solo la luce canta e con lei lo sciabordio lento delle onde che si infrangono sulle pareti di roccia. Val Pellice

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ORME, POLVERE E MEMORIA

Langa. Era una terra grama. Era una terra di “Malora”.
Passo dopo passo si rileggono le pagine di una terra dura e argillosa.
La storia contadina è lo sfondo di nuove storie di bellezza e squisitezza.

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CUORI PRATI PICCHE E FIORI

Furono alpeggi ambiti, sono ancor’oggi pascoli, pigri ancora sonnolenti sotto la coperta bianca. Luoghi di dimora temporanea verso i pascoli più alti. Grange, gias e maire. I pastori da secoli si occupano di un patrimonio universale e inestimabile: la bellezza. Val Pellice

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MONTAGNE: FORTEZZE DI STORIA, DI PACE, DI COLORI

Terra e sentieri. Attraverso rifugi che sostengono e ristorano.
Verso tenaci piantine e fiori di montagna, curate ed esibite.
Una piccola grangia protegge accoglienti volontari che a loro volta proteggono i colori. Sì, ci sono i guardiani dei colori lassù in mezzo alle cime. Si può prendere Tempo e dirgli di aspettarti lì, seduto sul muretto. Non c’è fretta di scendere.
E poi giù, nella conca ancora spruzzata di sole. Il tempo di un saluto.
E ora si pedala giù veloce, dovrei essere in paese per le 6 e mezza. Val Pellice

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RESISTENZA MONTANARA

Ora percorsi e castelli di pietre per giocare e inventare avventure.
Allora tragitti per scappare e nascondersi.
Ora lassù in cima, con la luna piena, ti vien da allargare le braccia e ringraziare per la meraviglia.
Allora la luna piena ti faceva notare e i nazi-fascisti potevano sparare. Ci si doveva nascondere dalla luna piena.
Ora una grande struttura ristrutturata ospita un centro di attività, pace e cultura.
Allora un casolare sparso bombardato perché ricovero di partigiani.
Da un antico detto Irochese, letto sotto una roccia che somiglia ad un profilo pellerossa “Pace non è solo il contrario di guerra, non è solo lo spazio temporale tra due guerre. Pace è di più. Pace è la legge della vita umana. Pace è quando noi agiamo in modo giusto e quando tra ogni singolo essere umano regna la giustizia”. Angrogna

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NASCONDIGLI e LEGGENDE

Da quando si entra in Valle spicca quella punta che somiglia a un piccolo vulcano. Lì sotto la leggenda racconta che si nascondevano i Valdesi dalle persecuzioni. Se fosse effettivamente un luogo di protezione non si sa, ma si sente che i sentieri percorsi hanno sostenuto il passaggio dei nostri antenati lontani (il monte che accompagna è il Vandalino, nome che forse richiama la presenza della tribù germanica dei Vandali in epoca romana) e recenti, quando tutti questi monti erano solcati da partigiani e truppe nazi-fasciste.
Ci si avvicina attraverso la meraviglia dei boschi e attraverso i racconti che sussurrano le pietre delle antiche borgate, ahimè, abbandonate. Val Pellice

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